Ferdinando Balzarro, rinomato maestro di Karate, nonchè campione mondiale di paracadutismo acrobatico è evidentemente uno spirito libero e, come si dice facessero gli illuminati saggi di ovunque nel mondo, si diverte a sovvertire completamente le regole.

Mentre la strada comune è quella di scrivere della propria arte e poi, in seguito, cimenarsi con un romanzo, con dei romanzi ha iniziato Balzarro sensei, anche se in quei romanzi dava molto di se stesso, ed ora parla della sua arte.

Ne parla in modo profondo ma libero, come se questa fosse una serie di pensieri buttati sulla carte per non dimenticarli, ma espressi con grande consapevolezza e senza alcuna paura di urtare preconcetti radicati nel tempo .Il messaggio del libro è lì, nelle prime pagine” Ho cercato di trasformare la brutalità in eleganza. L’eleganza in efficacia.

L’efficacia in Arte. L’arte in percorso di vita, questo è il mio Karate”.

Tutto il libro è estremamente godibile ed interessante. Una profonda invidia mi ha preso quando l’autore scriva di come riesca a sentire il Ki.
La fredda e quasi spietata analisi del Karate e del suo divenire possono essere stati pensati solo da chi ama profondamente la sua arte, e capisce profondamente come il Karate possa diventare una materia personale, differente per ogni individuo.

Vi sono ricordi, come il suo duello in finale con P.”il cobra” e contro Yahara, e citazioni di Shirai e di Kase ed analisi di quello che erano i samurai, e dell’utilità pratica di kata e bunkai, ed antichi racconti, magari col finale completamente sovvertito.

Un libro irrinunciabile per chi ama e stima il maestro Ferdinando Balzarro, ma un libro importante per tutit coloro che amano il karate.

Recensione a cura di Claudio Regoli della Rivista Samurai